Personaggi: Sergio Leone, il regista che rivoluzionò il genere western

Avete mai sentito parlare di Spaghetti Western? Ebbene, questo termine fu coniato, per la geniale sfida di un regista italiano al genere d’eccellenza del cinema americano degli anni ’60, il western: il suo nome è Sergio Leone. Il western all’italiana, che portò una novità entrata di diritto nella storia del cinema, non nacque però esattamente con Sergio Leone, ma è con lui che prese forma nella sua espressione più alta e divenne decisamente un genere.

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Vincenzo Leone alias Roberto Roberti, padre di Sergio

Sergio Leone nacque a Roma il 3 gennaio del 1929. Suo padre, Roberto Roberti (nome d’arte di Vincenzo Leone, nativo di Torella dei Lombardi, in Irpinia), regista, è considerato uno dei pionieri del cinema muto. La madre era un’attrice e si chiamava Bice Waleran.

Il primo impatto sul set di Sergio arrivò nel 1941, quando nel film La bocca sulla strada, diretto dal padre, interpretò il ruolo di un bambino. In Ladri di biciclette (1948) indossò gli abiti di un seminarista in una piccola parte.

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Sergio Leone in “Ladri di biciclette”, è il terzo a sinistra

La recitazione probabilmente non era nelle sue corde, il suo destino era stare dietro la cinepresa e sin da giovanissimo incominciò ad assistere, dal primo dopoguerra, seppur spesso non accreditato, numerosi registi di film di un certo rilievo, tra cui il successo Quo Vadis (1951), al fianco di Mervyn LeRoy. Nel 1959 è regista di seconda unità di William Wyler nel kolossal Ben-Hur, considerato ancor oggi uno dei più amati e apprezzati film della storia del cinema. A Sergio Leone l’esperienza accanto ai mostri sacri di Hollywood, diede l’opportunità di fare una gavetta preziosissima, di carpire segreti, di trarre spunti, di apprendere stili e tecniche per il suo bagaglio in vista del futuro.

Nel 1959 subentrò a Mario Bonnard (a causa delle sue condizioni di salute) alla regia del film Gli ultimi giorni di Pompei, al quale aveva già collaborato come sceneggiatore; nonostante avesse portato a termine il film, nei crediti come regista fu citato il solo Bonnard.

Il colosso di Rodi1961, IL COLOSSO DI RODI (127’). L’occasione per dirigere una pellicola in completa autonomia arrivò con il “peplum” Il Colosso di Rodi (1961), un film ambientato nella Grecia Antica incentrato sulla costruzione di una colossale statua all’ingresso del porto di Rodi. Gli attori principali erano Rory Calhoun e Lea Massari, il film incassò 659 milioni delle vecchie lire.

“Per una volta le scenografie e i trucchi non risentono di certe negligenze solite nel paese degli stucchi e della cartapesta e alcune inquadrature sulla statua del colosso non mancano di una certa bellezza” (Bertrand Tavernier, Cinéma 61, ottobre 1961)

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Clint Eastwood nel film “Per un pugno di dollari” (1964)

1964, PER UN PUGNO DI DOLLARI (100’). Dopo l’esperienza nell’ambito  storico/mitologico, Sergio Leone si dedicò al genere che lo rese celebre. Con il film Per un pugno di dollari (1964) inaugura quella che verrà poi definita la Trilogia del dollaro; è un western che lancia uno dei più grandi attori (e regista) viventi, Clint Eastwood, che è il protagonista Joe. Accanto a lui Gian Maria Volontè (accreditato come John Wells) nei panni di Ramon Rojo. Lo stesso Leone apparì nei titoli (almeno nella prima edizione) come Bob Robertson, secondo l’usanza dell’epoca in cui attori e registi preferivano uno pseudonimo americano per dare un risalto più internazionale al loro lavoro. La pellicola fu un successo strepitoso, incassò la bellezza di 3 miliardi e 182 milioni di lire e fu il secondo film più visto in Italia in quella stagione, dietro solamente a 007 Missione Goldfinger.

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“Per qualche dollaro in più” (1965), il poster promozionale del film diffuso negli Stati Uniti

1965, PER QUALCHE DOLLARO IN PIU’ (120’). Passa solo un anno e il film seguente ha gli stessi attori protagonisti, anche se non si tratta di un sequel. Denaro, fuorilegge, cacciatori di taglie e sparatorie sono il contorno della nuova storia del cineasta. Qui Clint Eastwood è “Il monco” un cacciatore di taglie che dà la caccia a “Indio”, un fuorilegge interpretato da Gian Maria Volontè, sulle cui tracce c’è anche Douglas Mortimer (Lee Van Cleef), spinto anche dalla vendetta (Indio è l’assassino della figlia). Nel cast anche un giovane Klaus Kinski, artista dal radioso futuro anche come regista. Fu il film più visto della stagione in Italia, con 3.492.000.000 di lire incassati.

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Da sinistra, Clint Eastwood, Eli Wallch e Lee Van Cleef, i protagonisti del film “Il buono, il brutto e il cattivo” (1965)
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Il manifesto del film

1966, IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO (182’). Leone conclude la cosiddetta “trilogia del dollaro” con una pellicola che è considerato tra i miglior film western in assoluto della storia del cinema. I protagonisti di questa storia stavolta sono tre, chiamati ironicamente nel titolo, il buono (Clint Eastwood, Joe, ma chiamato più spesso “il biondo”), il brutto (Tuco, interpretato da Eli Wallach) e il cattivo (Lee Van Cleef, detto Sentenza). Tra gli altri si distinguono Aldo Giuffrè (il capitano nordista che vorrebbe evitare un massacro), Luigi Pistilli (Padre Ramirez) e Mario Brega (l’energumeno caporale Wallace). Il film fu, seppur non apprezzato da tutta la critica, un successo enorme di pubblico, incassò 3 miliardi e 200 milioni e fu il secondo film più visto nelle sale italiane dopo Il dottor Zivago. Anche questa volta Leone si esalta, e sale di livello: i primi piani intensi, le inquadrature senza parole, scandite solo dalle splendide musiche di Ennio Morricone, diventano l’estasi del cinefilo, ed è impossibile non innamorarsi di certi spezzoni ancor oggi. Entra nella memoria la sequenza del cosiddetto “triello” (duello a tre), definita da molti una delle più belle scene della storia del cinema. Per Quentin Tarantino è uno dei migliori film di sempre.

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Charles Bronson, è “Armonica” in “C’era una volta il West” (1968)

1968, C’ERA UNA VOLTA IL WEST (165’, 175’ Director’s Cut). Sergio Leone non aveva intenzione di girare un altro film western, ma quando la Paramount Pictures gli proposePoster - Once Upon a Time in the West_03 un progetto con Henry Fonda, il suo attore preferito, decise di accettare e di affidarsi, oltre al suo personale contributo, anche a due giovani promettenti per la stesura della sceneggiatura: Bernardo Bertolucci e Dario Argento. Oltre a Fonda il cast era di prim’ordine, con artisti del calibro di Claudia Cardinale, Charles Bronson, Jason Robards, Gabriele Ferzetti e Paolo Stoppa. C’era una volta il West, a differenza dei procedenti film non racconta una sola storia, ma allarga l’orizzonte a un’epoca, all’avanzare della civiltà attraverso la costruzione di una ferrovia, senza tralasciare diverse storie che si intrecciano tra prepotenze, affetti e duelli tra pistoleros.

“C’era un volta il West” è un bel divertimento, specialmente se vi piace il modo di Leone di assaporare l’ultimo mormorio di ogni scena. Ad esempio, la ripresa finale tra Henry Fonda e Charles Bronson dura almeno 15 minuti. Loro camminano. Loro aspettano. Si circondano l’un l’altro. Fissano a vicenda. Strizzano gli occhi. Sputano. Si levano le giacche. Si affliggono. Proprio quando sembrano finalmente felici di sparare, Leone usa un flashback. Ma perché affrettare una buona sparatoria? (Roger Ebert, 6/6/1969)

1971, GIU’ LA TESTA (160’). Sergio Leone con questa pellicola si allontana dal genere western, pur restandone ancorato per certe situazioni, inserendosi con la sua storia tra le mille contraddizioni della rivoluzione messicana. Il film, ambientato nel 1913 racconta la storia del bandito messicano Juan Miranda (uno strepitoso Rod Steiger) che si allea, o perlomeno cerca di farlo, con un irlandese dall’oscuro passato come John “Sean” Mallory (James Coburn), esperto in esplosivi. Il Messico è devastato dalla rivoluzione, i soldati fucilano i contadini, la violenza e la povertà sono ovunque, la repressione è spietata.

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James Coburn e Rod Steiger in una scena di “Giù la testa” (1971)

Il regista voleva intitolare il lungometraggio Giù la testa coglione, ma il titolo venne censurato. Juan Miranda da bandito diventa rivoluzionario, trova un ideale in cui credere e un amico, John. Nel cast anche Romolo Valli nei panni del dottor Villega, un capo rivoluzionario. Memorabile e indimenticabile il brano Sean Sean di Ennio Morricone, a fare da sfondo alla pellicola, in particolare nei flashback di John.

Rivoluzione? Rivoluzione? Per favore, non parlarmi tu di rivoluzione. Io so benissimo cosa sono e come cominciano: c’è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice: “Oh, oh, è venuto il momento di cambiare tutto” […] Io so quello che dico, ci son cresciuto in mezzo, alle rivoluzioni. Quelli che leggono i libri vanno da quelli che non leggono i libri, i poveracci, e gli dicono: “Qui ci vuole un cambiamento!” e la povera gente fa il cambiamento. E poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo, e parlano, parlano, e mangiano. Parlano e mangiano! E intanto che fine ha fatto la povera gente? Tutti morti! Ecco la tua rivoluzione! Per favore, non parlarmi più di rivoluzione… E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente… tutto torna come prima! » (Juan Miranda)

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Il libro di Harry Grey, da cui venne tratto il film

1984, C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA (229’, 139’ in USA, 251’ versione estesa). Harry Grey era un gangster, poi si dedicò alla scrittura e pubblicò un romanzo, The Hoods (Mano armata, in Italia); questo libro diede lo spunto a Sergio Leone per imbastire il suo più ambizioso e difficile progetto cinematografico, la realizzazione di una storia che raccontava la vita di un gangster di New York da quando era un ragazzino fino alla vecchiaia, dal 1920 al 1960 circa. Leone lavorò a lungo, circa 12 anni, alla realizzazione di C’era una volta in America. Il film non fu accolto calorosamente come ci si aspettava, soprattutto negli Stati Uniti (ma lì venne tagliato troppo facendo infuriare il regista), in Europa ebbe successo, con la versione più estesa, che dava un senso più compiuto alla storia. C’era una volta in America venne scoperto e apprezzato col tempo fino ad essere considerato uno dei più bei film della storia del cinema. Robert De Niro, nel ruolo del protagonista Noodles, sfoderò un’interpretazione indimenticabile, forse la migliore della sua carriera. Accanto a lui James Woods (è Max, l’amico d’infanzia), Elizabeth McGovern (Deborah), Joe Pesci (Frankie) e Danny Aiello. Sempre del maestro Ennio Morricone la colonna sonora.

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Il brindisi degli amici per festeggiare la scarcerazione di Noodles (De Niro, secondo da destra) con Moe, Patsy, Max e Cockeye

Pochi registi nella storia del cinema, pur dirigendo un numero limitato di lavori, sono riusciti a salire sull’Olimpo dei grandi: Sergio Leone c’è riuscito. Grazie alla sua intelligenza, al suo intuito e alla sua immaginazione rimarrà uno dei più grandi e dei più citati e ammirati cineasti della storia. Un’eccellenza italiana nel mondo della settima arte.

ALCUNE CURIOSITA’ SU SERGIO LEONE

  • Il nome d’arte Bob Robertson (Per un pugno di dollari) venne scelto da Sergio per omaggiare il padre Roberto Roberti, anch’egli regista.
  • Quentin Tarantino ha affermato più volte di essere un grande ammiratore dei film di Sergio Leone e di aver tratto spesso spunto nelle sue pellicole per alcune sequenze, inquadrature, situazioni e stile, anche nella colonna sonora. E’ riuscito a coronare il suo sogno in The Hateful Eight, con Ennio Morricone autore delle musiche, con l’inizio del film molto in stile leoniano.
  • Alessandro Alessandroni, scomparso il 26 marzo 2017 a 82 anni, è stato il musicista esecutore del fischio che scandisce e fa da sottofondo a diverse scene dei tre film della trilogia del dollaro. E’ impossibile non ricordare e non rifischiettare i suoi motivi che accompagnavano le musiche di Ennio Morricone.
  • I film diretti da Sergio Leone sono mediamente piuttosto lunghi di durata, si passa dal più corto di 1 h. e 40’ (Per un pugno di dollari) alle 3h. e 49’ del suo ultimo film C’era una volta in America
  • Mario Brega, noto caratterista italiano, è presente in tutti e tre i film della trilogia del dollaro. Brega è ricordato anche per diversi ruoli nei film di Carlo Verdone.
  • Clint Eastwood era praticamente fermo da sei anni sul grande schermo (in tv era impegnato nella serie Rawhide, in Italia Gli uomini della prateria) quando Sergio Leone lo scritturò nel 1964 come protagonista di Per un pugno di dollari, dandogli lustro e notorietà internazionale e rilanciando quella straordinaria carriera cinematografica che l’ha portato, anche come regista, ad essere uno dei più apprezzati artisti di Hollywood.
  • Tutti i film western di Leone e Giù la testa (non considerato un vero e proprio western) sono stati girati nel Deserto di Tabernas, vicino ad Almería, in Andalusia, Spagna.
  • Ennio Morricone, a parte il primo film, è stato l’autore di tutte le colonne sonore delle pellicole di Sergio Leone, insieme hanno dato vita all’unione perfetta tra musica e immagini, le melodie di Morricone hanno riempito i numerosi momenti senza dialoghi, frequenti nei film del cineasta italiano.

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Le foto utilizzate sono prese da Wikipedia, frames da film e Internet

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